Veronica Mazza

Veronica Mazza è una giovane artista romana. Studentessa all’Accademia di Belle Arti di Roma, rivela una particolare predisposizione per lo studio della forma e della materia, punto di partenza dei suoi nuovi lavori. Prosegue nella ricerca attraverso un personale percorso di crescita che approfondisce i fondamenti artistici appresi durante gli studi accademici. Non possiamo ancora definire, data la sua giovane età, la meta precisa cui dirige il suo operato, ma riconosciamo la versatilità della sua vena artistica. Il suo repertorio si compone infatti di disegni grafici e figurativi, dove il nudo è soggetto espressivo emozionale, di sculture in pietra e terrecotte intrise di suggestioni etniche o primitive, e di allestimenti concepiti come sperimentazioni di nuovi linguaggi comunicativi.

Predomina comunque una attitudine all’arte statuaria. Una tecnica in corso di maturazione che approda ad una sintesi formale di vuoti e di pieni, elementi che concorrono alla realizzazione di stilizzate figure umane e suggestivi gruppi plastici intrisi, in una coralità armonica di significati, di una comunicazione energica, viva, dominata dal sentimento.

Una modernità che riscopre e ravviva la concezione plastica delle sculture di Henry Moore. E in questo recupero riconosciamo la valenza della dottrina dell’Emozionismo: lo sguardo al passato che rivitalizza uno stile, proiettandolo nel mondo contemporaneo, dove anche il simbolo trova spazio come sintesi espressiva di un linguaggio messaggero di concetti e significati che appartengono alla sfera umana. 

Un plasticismo figurativo che guarda anche al mito, ad antiche culture da cui Veronica attinge soggetti iconografici: di buona fattura la scultura del “capo indiano”, dalla testa possente coperta da piume. 

Ma ecco prorompere la sua “modernità”, che asseconda l’istinto, che testimonia il cambiamento epocale della globalizzazione. La foga dionisiaca conduce alla dissacrazione, il gesto folle di infierire sulla testa indiana, deturpa la scultura, ma solo apparentemente. Dietro c’è il concetto che sostiene il gesto. E’ una frattura generazionale, nella convinzione che il passato è punto di partenza, ormai superato da una nuova visione del mondo che avvicina le culture, che non si sottomete al carisma di un “capo”.    L’ Arte è intesa come libertà individuale che supera ogni barriera. Un’esortazione ad intraprendere nuove strade, che lei attua in prima persona attraverso la sperimentazione della tecnica statuaria, vissuta con l’entusiasmo e l’idealizzazione dei suoi giovani anni, per attingere a quei significati, nuovi e contemporanei, individuati nelle molteplici forme estratte dalla materia.